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Donne che odiano gli uomini: risultati di un’indagine sulla violenza verso gli uomini

La violenza di genere costituisce una tipologia di reato in costante espansione sebbene il legame, spesso di natura intrafamiliare, tra autore e vittima porta quest’ultima al silenzio che concorre ad accrescere il cosiddetto “numero oscuro”. La violenza è un costrutto ampio e complesso che non prevede distinzione di sesso: oltre alla nota violenza sulle donne per mano di uomini, esiste anche la violenza perpetrata da donne verso gli uomini.

La scena di un uomo che schiaffeggia una donna in un reality non può essere accettata, non ha scusanti, suscita sdegno, scatena condanna pubblica e il biasimo collettivo di conduttori e spettatori. A ruoli invertiti, tuttavia, la scena non suscita uguale sdegno ed uguali reazioni, viene minimizzata, diviene “normale”, perfino ironica: gli episodi di violenza diventano quindi proponibili, anche pubblicamente, quando ne sono vittime gli uomini.

La violenza è un costrutto ampio e complesso che non prevede distinzione di sesso: oltre alla violenza sulle donne per mano di uomini esiste anche la violenza perpetrata da donne verso gli uomini. Nonostante ciò, l’attenzione e la sensibilità pubblica è differente tra i due sessi, rischiando così di essere fondata su condizionamenti, luoghi comuni e pregiudizi. A dimostrazione di ciò, in Italia la quasi totalità di inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano la violenza di genere sono solite prendere in considerazione solo l’eventualità che la vittima sia donna e che l’autore di reato sia uomo. Tale informazione, distorta alla sua origine, passa tramite canali ufficiali (dai media alle campagne di prevenzione) determinando una conseguente sensibilizzazione unidirezionale che relega ad eccezioni – spesso non prese neppure in considerazione – le ipotesi che la violenza possa essere subita e/o agita da appartenenti ad entrambi i sessi.

L’indagine presentata in questo articolo mostra alcuni dati significativi sulla violenza agita da soggetti di genere femminile ai danni dei propri mariti o ex mariti, partners ed ex partners. La ricerca è stata svolta nel 2011 e ha coinvolto individui di sesso maschile tra i 18 e i 70 anni per un totale di 1.058 uomini.

Violenza fisica verso gli uomini

Il 63,1% del campione ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di violenza fisica per mano di una donna nel corso della propria vita. Proiettando questo dato sull’intera popolazione maschile italiana tra i 18 e i 70 anni, ne deriva che oltre 5 milioni di uomini, il 24,3% del totale, avrebbero subito almeno una violenza fisica per mano di una donna nel corso della vita.

Tra le tipologie di violenza esaminate nell’indagine:

  • Il 63,1% è stato minacciato di violenza;
  • Nel 60,5% del campione, la violenza fisica risulta essere stata effettivamente messa in atto attraverso graffi, morsi, capelli strappati;
  • Il 58,1% ha subito percosse (es. calci o pugni);
  • Poco più del 50% ha subito il lancio di oggetti;
  • Molto inferiore risulta la percentuale (8,4%) di chi ha dichiarato che una donna abbia posto in essere una aggressione alla propria incolumità personale attraverso agiti violenti che avrebbero potuto portare al decesso (es. soffocamento, avvelenamento, ustioni, etc.);
  • L’utilizzo di armi proprie ed improprie appare in circa un quarto delle violenze femminili (23,5%).

Nella voce “altre forme di violenza” (15,7%) alcuni uomini hanno specificato tentativi di folgorazione con la corrente elettrica, investimenti con l’auto, mani schiacciate nelle porte (in un caso nel cassetto), spinte dalle scale.

È significativo che tutti i compilatori hanno descritto almeno un tipo di violenza subita.

Violenza sessuale sugli uomini

Il 48,7% del campione ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di violenza sessuale ad opera di una donna nel corso della propria vita. Proiettando questo dato sulla popolazione italiana maschile tra i 18 e 70 anni, ne deriva che oltre 3,8 milioni di uomini, il 18,7% del totale, avrebbero subito almeno una violenza sessuale ad opera di una donna nel corso della vita.

Pur trattandosi di un questionario anonimo, non vi è certezza che le percentuali dichiarate corrispondano alle percentuali realmente presenti nel campione per via della possibile difficoltà ad ammettere questioni sulla sessualità che possono incidere sull’immagine “dell’essere uomo”. Sicuramente è degna di nota la voce relativa agli uomini vittime di violenza sessuale mediante l’utilizzo della costrizione, attraverso la forza o la minaccia (8,6%) e uomini forzati ad avere rapporti sessuali in forme a loro non gradite (es. rapporti sado-maso, rapporti nel periodo mestruale, etc…). A tale proposito il 4,1% dei soggetti intervistati ha dichiarato di essere stato forzato ad avere rapporti sessuali con altre persone incluso sesso di gruppo o scambi di coppia. Tra le costrizioni sgradite figurano alcune richieste “estrose”, ma vissute con disagio, vergogna o turbamento da parte dei compilatori: la pretesa di accoppiamenti in luoghi aperti pur potendo disporre di un’abitazione, la presenza sul letto dei due gatti della partner, la richiesta da parte della moglie di solo sesso orale escludendo per 18 mesi la penetrazione, ed alcune richieste più “violente” in merito alle quali non sembra opportuno scendere nei dettagli, ma che comunque hanno comportato lesioni visibili, in alcuni casi permanenti come piccole cicatrici ed ustioni.

La percentuale maggiore (48,7%) riguarda il rapporto intimo avviato ma poi interrotto dalla partner senza motivi comprensibili. I compilatori, pur riconoscendo alla donna la libertà di interrompere il rapporto sessuale in qualsiasi momento, hanno riferito di rimanerne mortificati, umiliati, depressi. Nessuno di loro ha affermato di pretendere la continuazione di un rapporto non più desiderato dalla donna, o tantomeno di costringerla a portarlo a termine; i soggetti intervistati hanno espresso la libertà di non essere costretti a fingere indifferenza e/o a negare la frustrazione che deriva dal rifiuto, nonché le conseguenze sul piano fisico ed emotivo. La gamma di turbamenti riferiti va:

  • dal malessere fisico all’insonnia,
  • dalla mortificazione nel sentirsi rifiutato al dubbio di non essere più desiderato;
  • dal timore di non essere in grado di soddisfare la partner al dubbio che in precedenza la stessa abbia simulato un desiderio ed un piacere che non ha mai provato;
  • dal dubbio del tradimento alla sensazione di inadeguatezza; dal timore per la stabilità della coppia al calo dell’autostima, etc.

Insomma, un’ampia gamma di conseguenze che non sempre possono essere risolte in autonomia, e che in alcuni casi hanno necessitato di cure specialistiche, sostegno ed analisi.

Il 30,5% del campione ha affermato di essere stata vittima di disprezzo/derisione e il 20,1% di paragoni irridenti. Solo il 2,2% degli uomini ha dichiarato di non aver mai subito alcun tipo di violenza sessuale.

Violenza psicologica ed economica verso gli uomini

Il 77,2% del campione ha dichiarato di aver subito almeno un episodio di violenza psicologica ad opera di una donna nel corso della propria vita. Ne deriva che questa forma di violenza colpisce oltre 6 milioni di uomini, il 29,7% del totale.

Dall’analisi dei dati emerge con chiarezza che, pur sotto molteplici aspetti, in generale si tratta del tipo di violenza più diffusamente subita dagli uomini. Significativo notare come diverse forme di umiliazione utilizzino l’aspetto economico: es. critiche a causa di un impiego poco remunerato (50,8%), denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%), rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%). La denigrazione, oltre all’aspetto economico, assume diverse altre sfaccettature tra cui, in particolar modo, critiche ed offese ai parenti (72,4%), umiliazioni, ridicolizzazioni ed offese in pubblico (66,1%) e critiche per la gestione della casa e dei figli (61,4%).

Tra le varie forme di controllo previste nel questionario hanno registrato percentuali significative gli impedimenti o limitazioni agli incontri con i figli o la famiglia d’origine (68,8%) e un atteggiamento ostile qualora non avesse l’ultima parola sulle scelte comuni (68,2%). Per quanto riguarda i primi, la separazione e la cessazione di convivenza, specialmente in presenza di prole, costituiscono un terreno fertile per comportamenti che implicano una violenza psicologica:

  • minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%)
  • minaccia di portare via i figli (58,2%)
  • minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%)
  • minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%).

Tali minacce spesso si allargano a tutto l’ambito parentale paterno (es. zii, nonni, cugini), indifferentemente nelle coppie coniugate, conviventi o separate, sia prima, durante e dopo la separazione.

Altro fenomeno emergente è quello delle false denunce o accuse costruite nell’ambito delle separazioni, dei divorzi e delle cessazioni di convivenza. Tale problematica compare in 512 casi sul totale dei casi esaminati (48,4%), esclusivamente ai danni di soggetti appartenenti alle categorie in questione.

In generale, oltre i 3/4 dei compilatori ha riferito di donne che insultano, umiliano, provocano sofferenza con le parole (75,4%). Mentre, solo il 2,1% dei compilatori ha dichiarato di non aver mai subito alcun tipo di violenza psicologica da parte di una donna.

Atti persecutori verso gli uomini

Il 31,9% del campione dichiara di aver subito almeno un atto persecutorio ad opera di una donna nel corso della propria vita. Ne deriva che oltre 2,5 milioni di uomini, il 12,3% del totale, avrebbero subito almeno un atto persecutorio ad opera di una donna nel corso della vita.

Seppure presente, questo fenomeno non assume la portata delle aree indagate in precedenza. Telefonate indesiderate, invio di mail ed sms, ricerca insistente di colloqui e danneggiamento di beni (tranne in 2 casi, sempre l’auto o lo scooter) sono le tipologie di stalking che superano il 30%. La richiesta di appuntamenti, l’appostamento, il pedinamento e la minaccia sono compresi fra il 18,4% ed il 26,9%

In conclusione, in accordo con le ricerche internazionali, anche in Italia il fenomeno della violenza fisica, sessuale, psicologica e di atti persecutori vede vittime soggetti di sesso maschile con modalità che non differiscono troppo rispetto all’altro sesso. L’indagine mostra che le modalità aggressive non trovano limiti nella prestanza fisica o nello sviluppo muscolare; anche un soggetto apparentemente più “fragile” della propria vittima può utilizzare armi improprie, percosse a mani nude, calci e pugni secondo modalità che solo i preconcetti classificano come esclusive maschili. La significativa rappresentatività nel campione di soggetti con prole ha fatto emergere l’effettiva strumentalizzazione che i figli subiscono all’interno della coppia in crisi. Il dato più evidente riguarda le violenze psicologiche, solo il 2,1% ha dichiarato di non averne mai subite.

Bibliografia

  • Macrì, P. G., Abo Loha, J., Gallino, G., Gascò, S., Manzari, C., Mastriani, V., Nestola, F., Pezzuolo, S., & Rotoli, G. (2012). Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile. Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza, IV, 3, 30-47.