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Il sonno nel neonato: riconoscere i 6 stati sonno-veglia

Ci sono sei stati di sonno e veglia facilmente identificabili nel neonato che possono aiutare i genitori sia nel cogliere i suoi segnali che nel rispondere adeguatamente ai suoi bisogni.

Parte della sfida di prendersi cura di un neonato è imparare a come essere in relazione con i suoi sbalzi di umore in costante aumento e passeggeri, e a rispondere in modo adeguato ai suoi bisogni.

I ritmi di sonno di un neonato sono spesso imprevedibili e destinati col tempo a cambiare in base al suo sviluppo cerebrale. Soprattutto all’inizio, il bambino si trova in un ambiente nuovo e diverso da quello caldo e protettivo dell’utero materno; luci, rumori, movimenti improvvisi delle sue gambe e braccia possono svegliarlo e farlo piangere, portando a una situazione di scompiglio nel nucleo famigliare. Il neonato arriverà ad adattare i suoi cicli sonno-veglia a quelli dei genitori anche se per questi ultimi il tempo potrebbe non sembrare così breve.

Il sonno del neonato: alcune informazioni preliminari

Il neonato dorme ovunque, dalle 16 alle 20 ore al giorno ma raramente per più di 4 ore di seguito; generalmente, un neonato allattato al seno può dormire in cicli da 2 a 3 ore.

Bisogna tener presente che nei primi giorni di vita la maggior parte del tempo è spesa nel sonno. La percentuale di tempo giornaliero dedicata al sonno passa dal 95% nel primo giorno al 60% nel terzo, per poi rimanere stabile nei successivi 15 giorni. A brevi periodi di sonno si alternano brevi periodi di veglia, mentre un periodo notturno relativamente lungo subentra soltanto verso la 4° settimana di vita.

Per mantenere l’equilibrio del proprio sistema nervoso ancora immaturo, il neonato cerca di non farsi sopraffare dagli stimoli; così dopo la nascita impara a passare dal sonno alla veglia e poi di nuovo al sonno per proteggersi da un’eccessiva stimolazione o, a seconda dei casi, per trovare gli stimoli di cui ha bisogno. Pian piano si realizza un equilibrio fra gli stati di sonno e veglia.

I 6 stati sonno-veglia del neonato

Nei neonati ci sono sei stati di sonno e veglia facilmente identificabili:

  1. Sonno profondo
  2. Sonno attivo (REM)
  3. Allerta silenziosa
  4. Allerta attiva
  5. Agitazione
  6. Pianto

Non c’è nulla di rigido nell’ordine in cui si presentano questi stati, talvolta il bambino può saltarne uno o due (es. passare dall’allerta attiva al sonno profondo con una lieve agitazione). Questi stati possono essere d’aiuto nel cogliere e vivere al meglio il tempo del bambino.

Sonno profondo

Il sonno profondo è riparativo, associato a un minor consumo di ossigeno e al rilascio degli ormoni della crescita. In questo stato il neonato è in grado di schermare il suono, pertanto sarà più difficile svegliarlo.

È probabile che questo stato si presenti subito dopo aver mangiato, poiché è principalmente indotto dall’alimentazione e dalla digestione. Per chi allatta al seno, possono intervenire anche l’ossitocina e la prolattina presenti nel latte materno. In altre parole, dopo l’alimentazione può verificarsi la cosiddetta “estasi da poppata“; è possibile notarla sollevando il braccio del bambino e vedere come cade fiaccamente quando lasciato andare, senza che ciò susciti alcuna contrazione.

Sonno attivo

Questo tipo di stato di sonno si definisce REM ed è possibile notarlo dal movimento degli occhi del neonato sotto alle sue palpebre, dalla contrazione delle sue  stesse palpebre e dal movimento di bocca e lingua come se stesse poppando. Circa la metà del tempo del sonno è occupata da questa fase ed è associata alla stimolazione cerebrale e all’elaborazione delle informazioni.

A un certo punto di questa fase il neonato potrà svegliarsi, gradualmente passando attraverso l’allerta silenziosa, oppure in maniera agitata con un pianto. Quest’ultimo può essere provocato dalle sensazioni interne di fame che il bambino può vivere come particolarmente spiacevoli e stressanti.

Quando l’alimentazione avviene subito dopo il sonno, il bambino è generalmente ben sveglio e concentrato sul compito da svolgere.

Allerta silenziosa

Questo momento si presenta spesso dopo che il neonato è stato nutrito ed è ben riposato, caldo, asciutto e libero da qualsiasi disagio interno. In questo stato è in grado di connettersi al mondo circostante, interagire con le persone che lo circondano; per qualcuno può durare anche solo 5 minuti, per altri fino a 20 minuti. Qualunque sia questo tempo, è il momento migliore per interagire con lui e per praticargli il massaggio infantile.

Allerta attiva

Questo è il tempo in cui il bambino attiva il suo corpo, rafforzando man mano i muscoli del collo per muovere la testa, della schiena per rotolarsi e sedersi, delle braccia e delle mani per afferrare gli oggetti, ed infine delle gambe per arrivare a camminare. È chiaro che in questo stato è possibile vedere movimenti vigorosi, come agitare le braccia, calciare e rimbalzare su e giù con i piedi mentre è tenuto in braccio, e vedere il suo impegno nel cercare di emettere suoni.

In questo stato il neonato si stanca, o può aver fame, o entrambi ed essere particolarmente irritabile ed esigente.

Agitazione

Questo è il momento in cui i genitori sono chiamati ad avere intuizioni, creatività e capacità di essere consapevoli dei segnali del neonato. Fame, affaticamento, sensazioni di disagio legate a una posizione scomoda o al pannolino sporco, bisogno di coccole e carezze, eccessiva stimolazione ambientale, noia… possono essere alcuni dei segnali da riconoscere e cogliere affinchè il bambino possa tornare in uno stato di calma e tranquillità.

Pianto

Di tutte le sfide della genitorialità, il pianto è sicuramente la più angosciante. I bambini sono programmati per piangere quando si trovano in difficoltà e gli adulti sono altrettanto programmati per provare angoscia quando sentono il pianto; quest’ultimo è dunque un modo per allertare tutti che l’angoscia è presente e far sì che le persone circostanti lo sentano e possano intervenire per aiutare il neonato a ritrovare la pace.

Il modo di rispondere al pianto è spesso influenzato dalla cultura di appartenenza; in occidente spesso le grida del bambino vengono analizzate attraverso la lente del giudizio, per cui se uno ha un sistema nervoso più sensibile e che necessita di maggiori cure e attenzioni per ritrovare calma e tranquillità viene spesso descritto come un bambino “difficile”. Genitori di neonati così etichettati rischiano di trovarsi maggiormente in difficoltà di fronte ad ogni sensazione spiacevole: ansia, frustrazione, stanchezza, rabbia, smarrimento, impotenza. In altre parole, è come se quel giudizio influenzasse negativamente la loro risposta di fronte a sensazioni tra loro diverse. Ecco che di fronte al pianto del bambino è necessario autoregolarsi per riuscire a stare con qualunque stato emotivo spiacevole che si può sperimentare, soprattutto per evitare la “Shaken Baby Syndrome”.

Posto questo tipico ciclo sonno-veglia per un bambino allattato al seno, i genitori si possono trovare a vivere dagli 8 ai 12 di questi cicli in un periodo di 24 ore. Una delle implicazioni di questo ritmo ciclico è che per stabilire uno scambio affettivo e sociale con il bebè il momento migliore è quando si trova in uno stato di veglia tranquilla (di solito dopo essere stato nutrito). Di fatto, nel primo e nell’ultimo stato il neonato esclude qualsiasi stimolo proveniente dall’esterno mentre nell’allerta silenziosa riesce a mantenere attivamente lo stato d’attenzione. Gli altri sono stati transitori.

Bibliografia

  • Bardacke, N. (2020). Mindfulness in gravidanza. Praticare con mente, corpo e cuore. Per il parto e oltre. Milano: Edra.
  • Brazelton, T. B., & Sparrow, J. D. (2003). Il tuo bambino e… il sonno. Una guida autorevole per aiutare vostro figlio a dormire. Milano: Raffaello Cortina.