La morte di un genitore è traumatica anche se avviene nei primi anni di vita del bambino o è traumatica solo se assiste all’evento in circostanze improvvise e/o violente? In generale, si ritiene che il dolore prematuro sia di per sè traumatico dal momento che il bambino non possiede ancora abilità e competenze per far fronte alle sue reazioni emotive e alle sue fantasie. Può sia sentirsi sopraffatto dalle proprie esperienze affettive sia restare scosso dalla reazione dell’altro genitore o degli adulti di riferimento che possono così alimentare il suo senso di minaccia percepito. La gravità del trauma legato alla perdita si pone lungo un continuum e dipende dall’interazione tra le circostanze del decesso, il fatto che il bambino abbia assistito o meno alla morte e al suo livello di sviluppo.
Sviluppo del bambino e lutto
- Bambini tra i 2-6 anni generalmente non ritengono la morte definitiva, per loro è qualcosa di revocabile, inoltre tendono a costruirsi una loro realtà, arrivando anche a pensare di essere stati loro stessi la causa della morte (es. Marco pensa di aver ucciso sua mamma perché la settimana prima lei gli aveva urlato “Smettila di correre o mi farai morire!”).
- Tra i 6-9 anni conservano parte del pensiero magico e tendono a sopravvalutare il potere dei pensieri e di desideri.
- Verso i 9-12 anni si sviluppa il senso di moralità e la coscienza di quali sono i comportamenti giusti e sbagliati. Molto spesso i bambini di questa età possono pensare alla morte come ad una punizione per un comportamento negativo e ciò può farli sentire colpevoli (es. Licia non è andata a fare visita alla mamma in ospedale quando era malata pensando “Perché devo andare a trovarla? Perderò la mia partita di pallavolo. Se solo non ci fosse…”. Se la mamma morisse potrebbe essere tormentata dal senso di colpa). Spesso a questa età sono interessati ai dettagli biologici di ciò che è successo e sono più attenti alle questioni legate alla relazione (es. “Cosa succederà alla nostra famiglia ora che è morto?”).
Il lutto infantile: le reazioni più comuni
Quando muore un genitore i bambini non sentono più il loro mondo come un luogo stabile e sicuro; le abitudini quotidiane vengono stravolte minando il loro senso di sicurezza, le emozioni è come se esplodessero rendendo così difficile l’elaborazione di tutte queste sensazioni. L’altro genitore in vita può essere diverso rispetto al solito, magari meno disponibile per un periodo di tempo. Può cambiare anche l’assetto familiare: la casa – che prima era un rifugio tranquillo e stabile – può diventare caotico per la presenza di parenti e amici. In questo contesto i bambini possono captare frammenti di conversazione a cui provano a dare un senso o una spiegazione talvolta non adeguati rispetto ciò che sta realmente accadendo. Tutto questo può essere particolarmente stressante per un bambino di 4/5 anni che non ha ancora sviluppato una capacità elaborativa e necessita ancora del monitoraggio e della regolazione emotiva da parte dell’adulto.
In generale, le espressioni di dolore e nostalgia che il bambino può manifestare hanno un andamento altalenante: possono intensificarsi nei momenti di passaggio delle routine quotidiane o in relazione ad elementi concreti (es. oggetti o attività che venivano svolte assieme al genitore deceduto). Di per sè le risposte emotive di dolore non sono così diverse rispetto quelle espresse dagli adulti, ciò che cambia è la comprensione della natura, della causalità e della finalità della morte e il modo in cui questa comprensione influisce sull’elaborazione del lutto.
Il dolore psichico
- Protesta. Per circa i primi 2 o 3 giorni possono presentarsi: pianto persistente, ricerca della figura mancante e rifiuto di conforto da parte di altri adulti. L’intensità può diminuire ma può ripresentarsi sporadicamente per qualche giorno, soprattutto durante la notte e nei momenti di transizione della giornata.
- Tristezza e ritiro emotivo. La protesta può essere sostituita da letargia e da una sensazione di tristezza più silenziosa in cui il bambino attende il ricongiungimento col genitore defunto (es. può porre domande isolate su quando tornerà, pretendere che alcune attività vengano svolte esattamente come faceva lui, fare giochi tematici che riflettono la sua preoccupazione rispetto alla separazione e al ricongiungimento). In generale, i bambini piccoli esprimono la tristezza per la morte a tratti (short sadness span) perché hanno una capacità limitata di tollerare una forte emozione negativa.
- Intensificazione di ansie comuni nello sviluppo. I bambini di età inferiore a 5 anni possono provare un aumento dell’ansia da separazione e della paura di perdere l’amore e l’approvazione del genitore. Le risposte d’ansia possono presentarsi attraverso sintomi fisici (es. mal di testa, mal di stomaco, nausea, vomito) e/o evitamenti (es. rinunciare ad una attività perché ritenuta pericolosa e per cui ci si può far male).
- Rabbia. I bambini possono mostrare comportamenti aggressivi verso gli altri (es. altro genitore) o verso se stessi (es. tirarsi i capelli, mordersi..). È bene chiarire che la rabbia rivolta al genitore in vita non è da interpretare come rifiuto o mancanza di amore nei suoi confronti, bensì come una difficoltà da parte del piccolo di accettare la nuova realtà.
- Regressione nel funzionamento dello sviluppo. Ne sono alcuni esempi l’ansia da separazione, i disturbi del sonno, gli scoppi di collera, il “baby talk”, l’enuresi e l’encopresi… In genere vengono perse per prima le capacità che sono state acquisite più di recente; solitamente tendono a risolversi nel breve termine ma possono persistere e peggiorare se il bambino viene sminuito o ignorato.
- Nuove paure. Basti pensare alla paura degli estranei, del buio, di rimanere da soli, dei rumori forti… Anche in questo caso è essenziale non ridicolizzarle; bisogna lasciare che il bambino le esprima e che venga rassicurato sul fatto che non verrà lasciato senza protezione.
I processi affettivo-cognitivi
- Idealizzazione del genitore morto. Il bambino può essere portato a ricordare il genitore defunto come perfetto e onnisciente, e ciò può avere un impatto nella vita familiare (es. il bambino può recriminare l’incompetenza del genitore in vita perché non possiede le capacità di quello che è venuto a mancare).
- Fantasticare una riunificazione. Come precedentemente anticipato, i bambini piccoli posseggono un pensiero magico per cui possono: a) credere contemporaneamente che il genitore sia morto e sia vivo e che quindi ritornerà (es. scene di gioco che rappresentano questa fantasia), b) credere erroneamente che un loro comportamento può avergli causato la morte e quindi ritenersi pericolosi.
- Autocritica e senso di colpa. Secondo alcuni autori, i bambini più piccoli si assumono la responsabilità della morte del genitore come meccanismo di difesa contro l’essere impotenti nel controllare gli eventi della vita. Bambini più grandi di 4-5 anni possono reagire facendosi eccessivamente carico di responsabilità, fantasticando su ciò che avrebbero dovuto fare per ottenere un esito diverso e rimproverandosi per la loro incapacità di agire in maniera efficace.
- Attribuzione di un potere onnipotente. I bambini piccoli e di età prescolare credono che i propri genitori possano fare quello che vogliono e che il loro comportamento dipenda dai loro desideri. Per questi motivi possono arrivare a pensare che la morte del genitore sia stato un abbandono volontario giustificato dal fatto che loro stessi abbiano qualcosa che non và o che abbiano fatto qualcosa di sbagliato. Possono inoltre arrivare a credere che il genitore vivo possa far “ritornare” l’altro dalla morte.
- Diniego. Per mitigare la sofferenza, i bambini possono negare la morte del genitore, soprattutto se quest’ultima è stata molto dolora e terrorizzante.