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Quale sicurezza per bambini e adolescenti su Internet?

Il tema della sicurezza su Internet suscita l’interesse non solo della politica ma anche del mondo dei media e dell'educazione. La prevenzione deve agire sia sul piano tecnologico che affettivo-educativo. Rispetto quest'ultimo, conoscere le motivazioni sottostanti i comportamenti a rischio online e le caratteristiche tipiche dell'età (pre)adolescenziale diventa un aspetto importante per rendere più consapevoli sia i minori che gli adulti.

È ormai sotto gli occhi di tutti; lo smartphone è il principale strumento attraverso cui i giovani accedono a Internet. Il 97% dei ragazzi di 15-17 anni e il 51% dei bambini di 9-10 anni vi accede quotidianamente. Le attività online più diffuse sono quelle relative alla comunicazione e all’intrattenimento: il 77% dei giovani di 9-17 anni usa Internet tutti i giorni per comunicare con amici e famigliari, poco più della metà guarda video online e visita quotidianamente il proprio profilo sui social media. Quello che è meno noto è che negli anni è cresciuto il numero di minori che ha vissuto esperienze online turbanti, soprattutto bambini di 9-10 anni, passando dal 3% registrato nel 2013 al 13% del 2017. I rischi del web riguardano principalmente:

  • Contenuti inappropriati (es. pornografia; NUGC – contenuti user generated negativi, quali video o immagini cruente rivolte a persone e/o animali, siti e/o discussioni tematiche su razzismo, auto-lesionismo, anoressia..);
  • Sexting, ovvero messaggi sessuali (vd. foto);
  • Hate speech, ovvero messaggi/commenti online di offensivi e/o di odio verso un individuo o un gruppo (vd colore della pelle, nazionalità, religione, orientamento sessuale…);
  • Cyberbullismo;
  • Adescamento dei minori.

Tutela dei minori online: protezione o prevenzione?

La tutela dei minori non è ottenuta solo grazie alle leggi ma anche attraverso programmi e iniziative finalizzate a rendere l’utilizzo di Internet più sicuro. In Italia – più che in altri paesi europei – si assiste ad un acceso dibattito tra chi sostiene un approccio “protezionistico” e chi un approccio “preventivo”. Il primo orientamento si rifà al seguente modello di controllo e di contrasto: per combattere e ridurre i pericoli della Rete è necessario controllare e monitorare assiduamente i siti web, i contenuti digitali e le attività dei minori online per rintracciare ed eliminare contenuti o atteggiamenti rischiosi/dannosi per loro stessi. In altre parole, l’utilizzo dei software di filtraggio e dei blocchi dei contenuti dannosi risultano essere l’unica strategia di difesa dei minori online. Coloro che invece sostengono la necessità di sviluppare una seria cultura di educazione ai media si rifanno al modello della prevenzione: i filtri da soli non possono offrire una totale garanzia di tutela e non devono sostituirsi alla capacità di porsi delle domande, di interrogarsi sul senso del fare, di mettere in discussione contenuti, siti e immagini, blog e chat. In altre parole, secondo loro i ragazzi dovrebbero essere parte attiva, ovvero essere riconosciuti sia come destinatari dell’intervento che come partner attivi dello stesso, e non  soggetti deboli, vulnerabili e incapaci di difendersi dai rischi.

Educazione all’uso sicuro di Internet

Sebbene le “industrie del web” stiano adottando misure di protezione per i minori (vd. età minima di iscrizione, controllo della privacy speciale per i bambini, eliminazione dei profili “sex-offenders”, suggerimenti di sicurezza e segnalazione di comportamenti e/o contenuti non idonei), alcune di queste risultano particolarmente lacunose. In particolare, i sistemi tecnici di verifica dell’età devono affrontare almeno tre problematiche:

  1. Un sistema di controllo realmente efficace deve essere capace di effettuare controverifiche di re-identificazione che necessariamente devono richiedere l’accesso ad altri dati personali, rischiando di limitare il diritto alla privacy e alla libertà di espressione.
  2. Se anche emergesse una soluzione tecnica che contemplasse una raccolta di dati personali non eccessiva, e quindi accettabile, sarebbe comunque teoricamente possibile “imbrogliare” il sistema.
  3. Una volta verificata l’età, il rischio è che i siti con sistemi di controllo realmente efficaci vengono ignorati dai minori, i quali potrebbero concentrarsi su altri siti meno sicuri e con minori garanzie di tutela. Quindi, il sistema di verifica può essere utile solo se accompagnato da una buona educazione alla sicurezza impartita al minore.

Emerge chiaramente come i sistemi tecnici non possono avere efficacia se non sono affiancati da strumenti educativi e relazionali. In altre parole, l’educazione all’uso sicuro e responsabile di Internet può essere uno step necessario per prevenire alcuni comportamenti a rischio dei giovani oltre che a informare ed educare i genitori stessi.

Internet & minori

Qualsiasi comportamento umano è un’azione finalizzata al raggiungimento di obiettivi rilevanti. Per quanto riguarda i giovani, si possono identificare le seguenti funzioni trasversali ai diversi comportamenti a rischio:

  • Acquisizione e affermazione di autonomia: superamento della condizione di dipendenza tipica dell’infanzia per acquisire l’autonomia, realizzandola ad esempio attraverso una maggiore partecipazione al gruppo dei coetanei.
  • Identificazione e differenziazione: attiva selezione dei coetanei in sintonia col proprio modo di pensare per rafforzare la propria identità, pur mantenendo una diversità e superiorità rispetto ai pari stessi, oltre che ai genitori.
  • Esplorazione di sensazioni: strettamente connessa all’affermazione di sé e alla ricerca dell’autonomia, l’adolescente vuole sperimentare nuove emozioni, stati, sensazioni fisiche, e ciò è evidente, ad esempio, nel comportamento sessuale.
  • Percezione di controllo: attraverso la ricerca di nuove sensazioni, i ragazzi vogliono superare il timore delle novità per affermare il proprio controllo personale sulle proprie azioni, non più delegato all’adulto.
  • Comunicazione: l’esigenza di comunicare coi coetanei è fondamentale per entrare in relazione e stabilire con essi rapporti significativi e approfonditi.
  • Condivisione di azioni ed emozioni: dal momento che l’identità individuale non si costruisce nell’isolamento, il ragazzo realizza ed esprime le propria individualità attraverso la condivisione di esperienze, sentimenti, emozioni.
  • Esplorazione delle reazioni e dei limiti: i ragazzi sfidano il genitore per constatare quanto egli è attento e interessato al suo comportamento e per sondare i limiti posti.

Sono molti gli studi che indagano il binomio Internet-ragazzi, la loro percezione sul controllo effettuato dei genitori e i loro comportamenti a rischio. Spesso quello che emerge è il seguente punto fermo: “non è sufficiente conoscere per evitare i rischi”. Sebbene i ragazzi realizzino la presenza di pericoli nel web non sempre riescono a tutelarsi a dovere.

Internet & genitori

Diverse ricerche hanno indagato anche il ruolo dei genitori in quanto responsabili dell’educazione dei figli non solo nella vita dentro e fuori le mura domestiche ma anche nella vita “virtuale”. Alcune di queste hanno testimoniato una sottovalutazione dei rischi presenti online dovuta principalmente a:

  • Una scarsa informazione e conoscenza della Rete e dei suoi servizi, accompagnata da una scarsa “alfabetizzazione informatica”.
  • Un’eccessiva fiducia nei sistemi di prevenzione digitale (es. filtri).
  • Un pensiero “ingenuo” riguardo alle interazioni e alle relazioni sociali che nascono online; alcuni genitori infatti ritengono che finché una conoscenza resta online non può in alcun modo rappresentare un serio pericolo per i propri figli.

Secondo EU Kids Online (2018), in Italia:

  • il 13% dei ragazzi italiani di 9-17 anni si è sentito turbato, a disagio, o infastidito da qualche esperienza online nell’ultimo anno;
  • La percentuale di ragazzi italiani che dichiara di aver visto o sperimentato qualcosa online che l’ha turbato o infastidito è raddoppiata rispetto al 2010 e al 2013. In particolare, nei bambini di 9-10 anni la percentuale è cresciuta dal 3% al 13%.
  • Un ragazzo su quattro (25%) non ha parlato con nessuno di quanto è accaduto.

Questo risultato conferma la conclusione di precedenti ricerche rispetto alla distribuzione di rischi e opportunità di Internet secondo la logica “the more… the more…”: l’uso di Internet per una più ampia varietà di pratiche continua a essere associato a una maggiore esposizione ai rischi. Non solo, spesso gli adulti sottostimano le esperienze negative dei figli nel web e sanno poco (o non abbastanza) di ciò questi fanno. In conclusione, risulta indispensabile svolgere in primo piano delle campagne psico-educative rivolte sia ai genitori che ai ragazzi, specifiche per le diverse fasce di età e capaci di sensibilizzare ai possibili rischi a cui si può andare incontro con l’utilizzo di Internet. Il Progetto “Generazioni Connesse”, co-finanziato dalla Commissione Europea, mira a dare uno spazio maggiore alla prevenzione e al contrasto di condotte online estremamente pericolose. In generale, fornisce informazioni, consigli e supporto a bambini, ragazzi, genitori, docenti ed educatori che hanno esperienze, anche problematiche, legate a Internet e per agevolare la segnalazione di materiale illegale online.

Bibliografia

  • Aglieri, M., & Ardizzone, P. (a cura di) (2012). Realtà educative. Contributi di critica pedagogica. Milano: Unicopli.
  • Bonino, S., & Cattelino, E. (Eds.). (2008). La prevenzione in adolescenza. Percorsi psicoeducativi di intervento sul rischio e la salute. Trento: Edizioni Erickson.
  • Bonino, S., Cattelino, E., & Ciairano, S. (2003). Adolescenti e rischio. Firenze: Giunti.Freeman-Longo, 2000)
  • Mascheroni, G., & Ólafsson, K. (2018). Accesso, usi, rischi e opportunità di internet per i ragazzi italiani. I primi risultati di EU Kids Online 2017. EU Kids Online e OssCom.
  • Thierer, A.D. (2007). Social Networing and Age Verification: Many Hard Questions; No Easy Solutions. Progress & Freedom Foundation Progress On Point,  No. 14.5.