Oggi ricorre la Giornata Internazionale della Felicità, ma che cos’è esattamente la felicità? Questa parola può avere due significati molto diversi: quello più comune è lo “star bene”, ovvero provare un senso di piacere, contentezza o appagamento; quello più inconsueto è “vivere una vita piena e significativa”, ovvero agire verso ciò che più conta nel profondo nel nostro animo. Se la felicità fosse solo questione di sentirsi bene probabilmente le persone tossicodipendenti sarebbero le più felici al mondo, eppure non è così. È vero che bisogna trarre il massimo dalle sensazioni piacevoli ma provare a trattenerle e/o averle sempre in noi conduce alla (tanto temuta ed evitata) sofferenza perché una lotta già persa in partenza. Se si sceglie invece di vivere una vita piena bisogna essere anche disponibili a provare l’intera gamma delle emozioni umane. È vero che vivere in maniera così profonda può farci entrare in contatto con molte sensazioni piacevoli ma la vita comprende anche il dolore e provare emozioni e sensazioni spiacevoli fa parte del nostro essere umani (volenti o nolenti).
Troppo spesso la società fa passare il messaggio che la vita dovrebbe essere tutta gioia e divertimento, serenità, soddisfazione e positività; sembra non esserci spazio per altro, che non sia ammesso mostrare l’opposto. Ma quanto è verosimile questo messaggio?
Felicità: alcuni miti da sfatare
Una mole sempre più crescente di ricerche scientifiche sta evidenziando come molte convinzioni fuorvianti e “popolari” sulla felicità contribuiscano a creare il seguente circolo vizioso: più ci si ostina a ricercare la felicità più aumenta la sofferenza e l’infelicità. In altre parole, l’intenzione di generare la felicità ci porta ad assumere dei comportamenti che paradossalmente ci fanno vivere emozioni opposte e che contribuiscono a farci provare un senso di malessere ed inadeguatezza. La buona notizia è che se si impara a riconoscere questa trappola psicologica è possibile darsi un’occasione diversa e iniziare ad uscirne. Di seguito verranno affrontati i principali miti che costituiscono il meccanismo di base della “trappola della felicità”.
1. La felicità è una condizione umana naturale
La cultura occidentale continua a sostenere che l’uomo sia felice per natura, eppure le statistiche smentiscono a gran voce questo assunto. Secondo lo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza dei disturbi depressivi nell’arco della vita è dell’11,2% (14,9% nelle donne e 7,2% negli uomini), mentre nelle persone ultra 65enni è pari al 4,5% (NB in alcune casistiche gli anziani istituzionalizzati di questa età arriva fino al 40%). Numerose indagini epidemiologiche hanno fatto emergere che il 2% dei bambini e il 4% degli adolescenti ha in un anno un episodio di depressione che dura almeno 2 settimane. Già qualche anno fa l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva lanciato un grido di allarme sull’aumento della frequenza della depressione, sui suoi costi ed effetti debilitanti. Se a questi dati si aggiunge anche tutta l’infelicità causata da problemi non psichiatrici (es. solitudine, stress lavorativo, problemi relazionali…) allora si ha un quadro ancora più chiaro e realistico: la vera felicità è rara. Quindi no, non siamo tutti felici!
Non solo, le nostre menti si sono evolute per farci sopravvivere in un mondo pieno di pericoli, sono pertanto portate a pianificare, memorizzare, calcolare e prevedere per evitarli. Tutt’oggi la nostra mente richiama la nostra attenzione a cercare continuamente di più e di meglio (es. un lavoro prestigioso, un aspetto migliore, il partner migliore…); per un pò saremo soddisfatti ma poi torneremo alla ricerca di qualcosa di più ancora. Quindi, ancora una volta, no! La felicità non è una condizione umana naturale.
2. Se non sei felice hai qualcosa di sbagliato
Come deduzione logica del primo mito, la nostra società tende a considerare anormale la sofferenza mentale, come se fosse una debolezza o una malattia. Questa immagine si riverbera inevitabilmente anche su di noi; quante volte ci siamo rimproverati per essere deboli o stupidi per provare sensazioni, emozioni e pensieri sgradevoli? Ebbene no, non siamo difettati! È inevitabile, sono normali processi di pensiero. Certo è che a volte questi processi possono diventare rigidi, inflessibili e “bloccarci”; in tal caso, attraverso un supporto psicologico è possibile arrivare a gestire la propria mente in maniera più efficace e migliorare la propria vita.
3. Se vuoi una vita migliore devi eliminare i sentimenti negativi
Ricordi le due definizioni di felicità descritte all’inizio? Per la nostra società felicità corrisponde allo star bene, pertanto incalza a sbarazzarci delle emozioni negative e “fare il pieno di quelle positive”. Peccato che questa teoria non tiene conto del fatto che più le cose rivestono un ruolo importante, più varia la gamma dei sentimenti. Qualunque progetto o relazione importante da una parte ci stimola e ci entusiasta ma ci fa vivere anche stress, paura e preoccupazione. Insomma, in qualsiasi cosa per noi di valore coesistono e si alternano emozioni piacevoli e spiacevoli; è impossibile crearsi una vita migliore se non si è disponibili a provare anche emozioni dolorose. Ecco perché credere a questo mito ci fa perdere già in partenza.
4. Devi controllare ciò che pensi e che provi
Quanto spesso sentiamo dirci “Non ci pensare!”, “Pensa positivo!”, “Non essere così triste!”, “Devi reagire!”? Con queste frasi le altre persone ci stanno (più o meno direttamente) dicendo che dovremmo essere in grado di controllare i nostri pensieri, le nostre sensazioni ed emozioni a comando, come se avessimo a disposizione un interruttore. Sarebbe bello, ma non funziona proprio così. Impatto emotivo e controllo sono tra di loro indirettamente proporzionali: più le emozioni sono intense e la situazione diventa sempre più stressante, meno è il controllo che riusciamo ad avere. Insomma, abbiamo meno possibilità di controllarle di quanto vorremmo. Ciò su cui abbiamo davvero possibilità di controllo sono i nostri comportamenti: è facendo che possiamo crearci una vita ricca e significativa!