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Eventi stressanti in famiglia: le conseguenze sui minori

La principale funzione della famiglia è quella di essere un luogo sicuro nel quale promuovere la crescita dei più piccoli. Se un evento stressante ostacola un'adeguata protezione, cura ed educazione all'interno del contesto familiare può portare a disturbi nello sviluppo dei bambini.

Numerose ricerche scientifiche hanno constatato l’impatto che eventi particolarmente stressanti esterni e/o interni alla famiglia possono avere sui minori. Eventi traumatici vissuti dai genitori o da adulti della cerchia famigliare, l’infermità fisica e mentale dei genitori, l’abuso di sostanze da parte di questi ultimi, il divorzio e il conflitto genitoriale – anche quando non violento – possono rappresentare una fonte di stress e di malessere per i bambini che si trovano ad interfacciarsi con genitori non responsivi rispetto ai loro bisogni. Di fatto, in questi casi i minori non sono messi nelle condizioni di disporre di cure adeguate e di trovare soddisfacimento dei loro bisogni primari legati allo sviluppo.

Eventi stressanti esterni ed interni alla famiglia

Tra i diversi fattori di stress che hanno un’origine esterna alla famiglia vi sono le catastrofi ambientali, sociali, economiche (es. guerre, disastri di massa, difficoltà economiche, delitti, incidenti, malattie…). Il loro effetto è mediato dalle strategie di adattamento della famiglia: se i genitori sanno gestire la situazione e l’impatto che lo stress ha sui loro comportamenti allora l’effetto di tali eventi sui bambini è meno grave.

Un sano adattamento richiede un’adeguata valutazione della natura dell’evento (controllabile vs incontrollabile) e la conseguente adozione delle strategie migliori (orientate alla risoluzione del problema vs orientate alla gestione delle emozioni): il coping orientato al problema agisce direttamente sull’evento minaccioso ed è indicato quando quest’ultimo può essere controllato, mentre il coping orientato alle emozioni riguarda la modulazione della reazione emotiva evocata dalla minaccia ed è più efficace quando l’evento stressante non può essere gestito e monitorato. Se le famiglie non riescono a rispondere adeguatamente alle peculiarità dell’evento traumatico, ciò può comportare un aumento dell’ansia dei bambini.

Proviamo a pensare all’emergenza COVID-19 che ci ha toccato soprattutto nel 2020: un virus nuovo, invisibile agli occhi, che si è abbattuto sul Paese (e sul Mondo) causando milioni di infetti e un numero considerevole di morti. Non c’era un modo per affrontarlo direttamente perchè in quel momento non esistevano “armi” adeguate, solo difese preventive che tuttavia non erano sufficienti per gestire il carico di incertezza che comportava. Gli adulti che si sono mostrati capaci di favorire strategie di coping orientate alle emozioni (es. leggere, parlare e giocare) hanno permesso a loro stessi e ai propri figli di tollerare al meglio il lockdown e le restrizioni.

Gli eventi che nascono all’interno della famiglia sono i più complessi da affrontare per i bambini; violenza domestica, maltrattamento fisico e psicologico, dipendenze comportamentali, infermità e intensi conflitti coniugali minano gravemente l’equilibrio interno alla famiglia. Il rischio è quello che si instauri un circolo vizioso che mantiene l’atmosfera stressante anche in assenza di eventi spiacevoli esterni. In particolare, ci sono eventi che possono colpire i genitori rendendoli inaccessibili ai figli o non in grado di fornire loro adeguate cure (es. grave infermità mentale e/o fisica) e che possono concorrere allo sviluppo di sintomi post-traumatici da stress nei bambini. Tale fenomeno si chiama traumatizzazione secondaria e si riferisce a un contagio psicologico per cui il contatto con la persona che ha subito il trauma, sia esso fisico che mentale, può portare il bambino (o anche un adulto) ad acquisirne i sintomi attraverso processi di identificazione ed apprendimento. È stato inoltre rilevato che mantenere segreti familiari rispetto a comportamenti vietati (es. abusi fisici o di sostanze) può portare sia ad una comunicazione disfunzionale che ad un’assunzione di comportamenti da parte dei membri adulti che non rispondono adeguatamente ai bisogni dei figli. Anche l’indisponibilità emotiva ha un suo impatto: se i genitori sono chiusi rispetto all’espressione delle emozioni e all’investimento nella cura, i bambini possono risentire di una sorta di abbandono emotivo che, a sua volta, può minare la loro autostima e il loro senso di integrità fisica. Può anche succedere che l’indisponibilità emotiva porti i minori ad assumere il ruolo dei genitori arrivando così a perdere la libertà di essere spensierati e di lasciare che siano gli adulti ad occuparsi delle questioni familiari.

L’influenza degli eventi stressanti nei bambini

Le esperienze di vita familiare complesse possono interferire con un sano sviluppo dei minori nelle seguenti aree.

Integrità fisica

L’integrità fisica è tanto uno stato mentale quanto una condizione fisica. Di fatto, un bambino può sentirsi in pericolo anche quando oggettivamente è illeso (es. quando è passeggero all’interno di un’auto guidata da un adulto in stato di ebbrezza; quando è figlio di un genitore irascibile anche se non è mai stato fisicamente aggredito); ciò può portarlo a vivere in uno stato di sovra-attivazione che genera forte ansia e insicurezza. Anche un genitore sempre allerta in assenza di pericolo può trasmettere al figlio la propria percezione distorta. È stato osservato che il senso di sicurezza dei bambini è minato anche dalla loro esposizione ai programmi televisivi che si focalizzano su eventi tragici.

Attaccamento sicuro

Ogni essere umano necessita durante lo sviluppo di figure di riferimento che lo accudiscano e che si prendano cura di lui. Non solo, il bambino attribuisce significati alla realtà e alle esperienze a partire da queste relazioni primarie di attaccamento. Ecco perchè la mancanza di cure genitoriali può contribuire allo sviluppo di un attaccamento insicuro che è associato ad una scarsa capacità di costruire e mantenere relazioni sociali/intime funzionali.

Autostima

Gli adulti hanno un ruolo importante nello sviluppo dell’autostima dei più piccoli: un adeguato rispecchiamento ed esposizione ad un livello di frustrazione tollerabile dal bambino lo aiutano ad acquisire un senso di fiducia in se stesso e migliorarne la resilienza, ovvero la capacità di fronteggiare le difficoltà della vita. È stato osservato che la scarsa autostima genera un circolo vizioso che rinforza l’evitamento di situazioni che avrebbero potuto dare ai bambini l’occasione di costruire una migliore autostima.

Bibliografia

  • Ardino, V. (2009). Il disturbo post-traumatico nello sviluppo. Milano: Edizioni Unicopli.
  • Caretti, V., & Craparo, G. (2008). Trauma e psicopatologia. Un approccio evolutivo-relazionale. Roma: Casa Editrice Astrolabio.