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Dall’Attacco di Panico al Disturbo di Panico: caratteristiche, sviluppo e mantenimento

L’attacco di panico si manifesta come un'improvvisa e rapida escalation dell’ansia. Può sia presentarsi in corrispondenza di una situazione specifica (es. stare in un posto affollato, in ascensore..) sia prodursi inaspettatamente. Quando gli attacchi di panico si presentano frequentemente in un breve lasso di tempo allora si parla di Disturbo di Panico.

Gli attacchi di panico si caratterizzano per essere stati di ansia molto forte che insorgono per lo più inaspettatamente e che provocano un’intensa paura che raggiunge il picco nel giro di pochi minuti. Durante questi attacchi si presentano numerosi sintomi fisici, cognitivi e paure che spesso allarmano la persona.

Attacchi di Panico: sintomi e incidenza

Un episodio può essere può essere definito come Attacco di Panico se almeno quattro sintomi somatici o cognitivi aumentano progressivamente o si manifestano entro 10 minuti.

Sintomi fisici

  • Sensazione di vertigine, di instabilità, di “testa leggera”, di svenimento;
  • Formicolii o sensazioni di intorpidimento agli arti;
  • Difficoltà respiratoria, sensazione di soffocamento;
  • Sudorazione intensa o brividi legati a repentini cambiamenti della temperatura corporea e della pressione;
  • Nausea o disturbi addominali;
  • Tachicardia, palpitazioni, dolore al petto;
  • Tremori o scatti.

Sintomi cognitivi e paure

  • Derealizzazione, senso di non appartenenza alla realtà;
  • Depersonalizzazione, osservare dall’esterno cosa succede al proprio corpo;
  • La paura di perdere il controllo o “di impazzire”;
  • La paura di morire.

Incidenza

La frequenza con cui si manifestano i sintomi del panico definisce la gravità del disturbo. In generale, oltre il 14% della popolazione soffre di saltuari attacchi di panico ed il rischio di insorgenza del primo attacco è maggiore in due fasce di età, 15 – 19 anni e  25 – 30 anni. Tale vulnerabilità è dovuta agli importanti cambiamenti evolutivi che caratterizzano tipicamente questi periodi di vita. Qualora la persona sia vittima di frequenti attacchi di panico allora si parla di Disturbo di Panico.

Disturbo di Panico: caratteristiche, diffusione e costi sociali

Per poter diagnosticare il Disturbo di Panico (DP) è necessaria la presenza di ricorrenti e inaspettati attacchi di panico dei quali almeno uno deve essere seguito da un mese (o più) di preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi e/o per le loro conseguenze e da una significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi. Deve essere escluso l’effetto fisiologico diretto di una sostanza (es. abuso di droga) o di una particolare condizione medica generale (es. ipertiroidismo).

Il DP è una patologia che causa gravi limitazioni a livello lavorativo e sociale, una considerevole diminuzione della qualità della vita ed un eccessivo ricorso alle strutture sanitarie. I suoi costi sono strettamente legati al fatto che le persone non comprendono i propri sintomi e ne hanno paura; ciò li porta a consultare di continuo il medico di famiglia e medici specialisti. A tal riguardo, è stato rilevato che il 60% circa dei pazienti che si rivolgono al pronto soccorso cardiologico soffre di questo disturbo.

In generale, l’incidenza del DP raggiunge il 3.5% della popolazione generale (0,4-1,7% uomini e 1,6-2,9% donne). Il 30-50% dei casi soffre anche di Agorafobia, portando così a condotte di evitamento che contribuiscono al mantenimento di questo disturbo.

Le terapie cognitivo-comportamentali sono state riconosciute essere particolarmente efficaci nel trattamento del DP.

La paura della paura e il circolo vizioso del panico

In letteratura si trovano diversi modelli cognitivi atti a spiegare lo sviluppo e il mantenimento del panico e dell’agorafobia. Goldstein e Chambless hanno proposto un modello basato sulla teoria dell’apprendimento che si focalizza sul concetto della “paura della paura”: avendo esperito uno o più attacchi di panico, la persona pone un’attenzione focalizzata alle sensazioni corporee che interpreta come un segno premonitore di ulteriori attacchi, ciò, a sua volta, innesca una generalizzazione della paura alle situazioni esterne che causano l’insorgere dell’agorafobia. Il “modello del circolo vizioso del panico” di Clark pone in evidenza come gli attacchi di panico siano il risultato di interpretazioni catastrofiche di eventi fisici e mentali che vengono erroneamente considerati segni infausti (es. la sensazione dell’aumento del battito cardiaco può essere interpretata indice di un attacco di cuore). Il circolo vizioso consiste quindi in una sequenza di pensieri, emozioni e sensazioni che diventano oggetto di interpretazioni erronee e catastrofiche che producono un ulteriore aumento di ansia che, a sua volta, porta alla manifestazione di un attacco di panico. Una volta che quest’ultimo è avvenuto, intervengono almeno tre fattori che mantengono la situazione:

  1. Attenzione selettiva sulle proprie sensazioni corporee (aumento dell’intensità soggettivamente percepita e maggior predisposizione all’interpretazione catastrofica);
  2. Comportamenti protettivi associati alla situazione (alcuni comportamenti possono peggiorare i sintomi somatici e cognitivi e rendere più probabile l’avverarsi della situazione temuta);
  3. Evitamento (Evitando alcuni luoghi o situazioni, la persona non ha la possibilità di provare ansia e scoprire che questa non porta alla catastrofe).

Se hai avuto uno o più attacchi di panico e senti che ciò sta compromettendo la qualità della tua vita, rivolgiti subito ad un professionista!

Bibliografia

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  • Chambless, D. L., & Ollendick, T. H. (2002). Empirically supported psychological interventions: controversies and evidence. Annu. Rev. Psychol., 52, 685–716.
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