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Bullismo: cos’è e quali fattori protettivi

La vittima di bullismo viene esposta ripetutamente nel tempo alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più persone. Questi episodi portano a severe difficoltà psicologiche nella vittima tra cui ansia e depressione, abuso di sostanze, difficoltà scolastiche e ideazione suicidaria. Quali sono i fattori che contribuiscono a ridurre gli episodi di vittimizzazione?

Il bullismo è un fenomeno diffuso ed insidioso che si contraddistingue per:

  • Intenzionalità
  • Ripetitività
  • Asimmetria tra agente e vittima

In particolare, è un fenomeno che coinvolge un ampio numero di persone tra cui l’aggressore, la vittima e gli osservatori che possono agire come aiutanti del bullo o difensori della vittima o, ancora, porsi come osservatori passivi. Il ruolo degli osservatori è determinante perché chi osserva rinforza il bullo, mentre chi agisce difesa e protezione verso la vittima contribuisce a diminuire la frequenza del bullismo, fino al 50%. Eppure solo un numero ridotto di osservatori interviene per fermare un episodio di vittimizzazione.

Secondo gli ultimi dati del monitoraggio annuale di Piattaforma Elisa (2020-2021):

  • Il 22% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado è stato vittima di bullismo da parte dei coetanei. In particolare, il 19,4% in modo occasionale e il 2,9% in modo sistematico.
  • Il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso i propri compagni.
  • L’8,4% degli studenti ha subito episodi di cyberbullismo. In particolare, il 7,4% in modo occasionale mentre l’1% in maniera sistematica.

Il bullismo, anche se perpetrato online, porta a severe difficoltà psicologiche nelle vittime, tra cui ansia e depressione, disturbi esternalizzanti, abuso di sostanze, difficoltà scolastiche e ideazione suicidaria.

Quali sono allora i fattori che contribuiscono a ridurre gli episodi di vittimizzazione e che favoriscono l’intervento dell’osservatore?

Prosocialità

La prosocialità è un comportamento volontario volto ad aiutare o a recare beneficio ad una o più persone senza aspettarsi ricompense esterne. In altre parole, è la propensione a comportamenti tesi a offrire aiuto, prendersi cura, condividere ed empatizzare. La prosocialità interviene negli episodi di bullismo su più livelli:

  1. Sulla classe, sulle norme e i processi di gruppo, dal momento che assistere a un comportamento prosociale aumenta la probabilità che comportamenti di aiuto si verifichino in futuro in un determinato contesto e, al contempo, diminuisce l’approvazione dell’aggressività.
  2. Sugli osservatori, poiché favorisce il loro intervento a sostegno della vittima. Di fatto, gli osservatori che nei momenti di calma cercano di supportare la vittima e reagiscono apertamente alle vessazioni del bullo mostrano livelli più elevati di prosocialità rispetto a chi risponde con indifferenza o a sostegno del bullo. Mostrano pertanto caratteristiche disposizionali verso l’empatia e la responsabilià.
  3. Sulle conseguenze psicologico-emotive delle vittime di bullismo e sulla possibilità che diventino a loro volta autori di atti di bullismo.

Relazioni amicali

Secondo gli ultimi dati ISTAT, i giovani che si incontrano raramente con gli amici (una volta alla settimana o anche meno) hanno maggiore probabilità di essere vittime di bullismo (23,6%) rispetto a chi incontra amici quotidianamente (18%). Le relazioni sociali sono un fattore protettivo contro il bullismo poiché è più probabile che gli amici intervengano a favore dell’amico vittimizzato. Tuttavia, alcuni studi hanno chiarito che le relazioni amicali devono essere benefiche, salutari e attivamente supportanti. Di fatto, è stato osservato che la vittimizzazione è maggiore in ragazzi che non hanno un migliore amico o che hanno relazioni amicali caratterizzate da conflittualità, tradimento e sfiducia. Allo stesso modo, permane se gli amici non in grado di difendere la vittima (es. se fisicamente minuti). L’affetto, la fiducia, la confidenza e la stabilità dell’amicizia possono non essere sufficienti se gli amici non si erigono in difesa del compagno e se non si sentono in grado di farlo. A tal riguardo, i pensieri più comuni ascoltati nelle classi sono: “Se poi il bullo prende di mira anche me?”, “Non saprei come difenderlo”, “Non ho la forza fisica”, “Ma poi è veramente mio amico…?”. Altri studi si sono soffermati sul profilo dei bambini vittime di bullismo osservando che presentano meno amici, sono più isolati e, di conseguenza, più facilmente presi di mira dai bulli.

In conclusione, gli interventi di prevenzione sul bullismo dovrebbero promuovere la prosocialità e prestare attenzione alle relazioni di amicizia dal momento che il sostegno amicale non è così scontato come può sembrare. È necessario pertanto lavorare specificatamente sia sulle relazioni problematiche/conflittuali sia sulle relazioni di amicizia, sulle eventuali credenze che possono ostacolare lazione d’aiuto in situazioni di difficoltà e sulle convinzioni che può sviluppare la vittima laddove non riceva l’aiuto sperato. I ragazzi vittimizzati possono sentirsi aggrediti e perseguitati dal bullo e dai suoi sostenitori, così come sentirsi soli nei momenti in cui avrebbero maggiormente bisogno dei propri amici.

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