L’autodenigrazione influisce negativamente sulla salute psicofisica e le prestazioni. Di fatto, sembra contribuire sia alla presenza che alla rilevanza di sintomi ansioso-depressivi, di disturbi psicosomatici (es. mal di testa, insonnia, irritazione dei tratti gastro-intestinali…), di fragilità nelle relazioni sentimentali, di ipersensibilità alla critiche e difficoltà sociali (es. ritiro sociale, solitudine…). Non stupisce che l’autodenigrazione venga chiamata l'”handicap invisibile” che mina la soddisfazione nella vita. Al contrario, l’autostima influisce positivamente sull’assunzione di comportamenti più sani e salutari, su una maggiore apertura rispetto ad un aiuto professionale, una maggiore espressività, fiducia in se stessi e nelle altre persone. Contribuisce anche a ridurre lo stress indesiderato e i sintomi psicologici, oltre ad essere una base essenziale per la crescita personale.
Che cos’è l’autostima?
L’autostima è una realistica e apprezzabile opinione di sè, dunque accurata e onesta e che implica sentimenti positivi e preferenze. È possibile immaginarla a metà strada tra il polo della vergogna autostruttiva e dell’orgoglio autostruttivo:
- Le persone con vergogna autodistruttiva credono di essere “di meno” rispetto agli altri; si pongono in una posizione verticale stando in quella più bassa e assumono un’opinione irrealistica e svalutativa di sè.
- Le persone con orgoglio autodistruttivo si credono più importanti degli altri; nutrono l’idea che per essere al meglio devono porsi al di sopra agli altri.
- Le persone con autostima conoscono sia i loro pregi che limiti e sono pacificamente contenti di quello che sono; vedono gli altri sul loro stesso livello, ovvero su un piano orizzontale.
Ci sono individui che non costruiscono la propria autostima perchè non sanno come fare, e altri che invece si oppongono a questo cambiamento perchè traggono alcuni vantaggi secondari dell’autodisprezzo. Quello più sentito è l’assenza di rischio che viene sostenuta dalla seguente catena di pensieri: “Non ho aspettative su me stesso, e neppure ne hanno gli altri. Posso pormi obiettivi bassi. Raramente deluderò me stesso o gli altri”. Nel lungo termine tutto questo rende la vita meno piacevole e appiattita, oltre a favorire lo sviluppo di disagi psicosomatici e pericolosi circoli viziosi:
- Chi ha una bassa opinione di sè non è tentato a fare/provare;
- Gli altri sono portati a trattarlo con bassa considerazione e valorizzazione, interpretando il suo pessimismo e la sua apatia come indicatori di incompetenza.
- La loro bassa valorizzazione da parte degli altri va a confermare l’opinione che quella persona ha già su di sè (si torna così al punto 1.).
Per questi motivi, è bene che l’autostima venga considerata come un comportamento e non una cosa. In altre parole, l’autostima è un tipo di comportamento verso il sè, verso ciò che è importante per ciascuna persona.
Come costruire l’autostima?
Secondo alcuni autori, l’autostima si costruisce su tre essenziali fattori la cui sequenza è cruciale.
1) Darsi valore
La società odierna spesso veicola a gran voce il messaggio che non si è persone di valore se non si è giovani, forti, belli, ricchi, di potere. Sembra che per essere qualcuno bisogna per forza avere successo, ma cosa succede se il nostro valore dipende da fattori esterni? Basta un riconoscimento o il superamento di un esame per sentirsi “top”, quanto una critica o una prestazione inadeguata per sentirsi “flop”. Ecco che l’autostima cresce e decresce in base a ciò che succede, su e giù come sulle montagne russe.
<< Se il valore dell’uomo equivale al valore del mercato, allora i ricchi e potenti hanno valore. Secondo questa linea di pensiero, Donald Trump o Hitler hanno più valore umano di Madre Teresa.>>.
Diventa quindi importante riuscire a separare il proprio valore dai fattori esterni. Noi non siamo le nostre azioni e i nostri comportamenti! Proviamo a limitarci a giudicare le nostre azioni per spingerci alla motivazione e non il nostro valore profondo perchè, al contrario, la indebolisce. Non solo, è bene separare i sentimenti spiacevoli che possono aumentare col disappunto, la malattia, la fatica, gli ormoni.. dai sentimenti negativi sul nostro valore profondo. Un conto è dirsi “Forse dovrei migliorare alcune mie abilità per questo lavoro”, un altro è dirsi “Non sono una persona competente”.
2) Amore
Provare amore verso se stessi riflette in gran parte quanto amore abbiamo ricevuto in famiglia, tuttavia ognuno di noi può provare a stimolarlo ulteriormente arrivando a sentirsi davvero una persona importante. Di fatto, la risorsa dell’amore siamo noi stessi! La frase “Non sei nessuno finchè qualcuno non ti ama” non è vera e risulta oltretutto rischiosa perchè può portarci a ricercare compulsivamente l’approvazione del nostro valore da parte degli altri; così si diventa pian piano socialmente bisognosi, insicuri e incapaci di gestire un qualsiasi rifiuto. Insomma, l’amore non definisce il nostro valore profondo, aiuta semplicemente a realizzarlo, sperimentarlo e apprezzarlo.
3) Crescita
Crescere in questo caso si riferisce al muoversi nella direzione desiderata, verso ciò che per ognuno di noi è importante attraverso specifiche e concrete azioni/comportamenti. Dunque, crescere è un processo, non un risultato, è qualcosa in continuo divenire. In altre parole, si tratta di essere soddisfatti di quello che si è perchè ci si riconosce essere la persona migliore che si può essere (a un livello ragionevole e su misura unicamente per se stessi).