L’ansia sociale riguarda la paura verso situazioni in cui si è esposti a un possibile giudizio da parte di altre persone. Secondo il DSM 5, le prime manifestazioni d’ansia sociale possono essere osservate tra la fine dell’infanzia e la metà dell’adolescenza – ovvero tra gli 8 e 15 anni – per poi rafforzarsi in piena adolescenza. Quando l’ansia o l’evitamento comportano un disagio clinicamente significativo o una compromissione nel funzionamento sociale, emozionale ed accademico della persona si può parlare di Disturbo d’Ansia Sociale.
Sebbene i sintomi di ansia sociale tendano a manifestarsi durante lo sviluppo e risultino spesso cronici e persistenti, questo tipo di disturbo internalizzante nei bambini viene ancora spesso trascurato, sottodiagnosticato e, di conseguenza, non sufficientemente trattato.
La letteratura chiarisce che nello sviluppo, nel mantenimento e nella trasmissione della sintomatologia ansiosa possono essere implicati diversi fattori: genetici/temperamentali, cognitivi, socio-culturali e familiari. Rispetto questi ultimi è stato osservato un legame tra gli stili genitoriali e l’ansia sociale filiale in età evolutiva.
Gli stili genitoriali
Lo stile genitoriale è quell’insieme di comportamenti e di strategie educative adottate dai genitori nella crescita dei propri figli. Le dimensioni principali che contraddistinguono lo stile genitoriale sono:
- Esigenza (o controllo) che caratterizza le aspettative dei genitori rispetto alla disciplina, al comportamento e alla socializzazione dei bambini;
- Responsività (o calore) che caratterizza la tendenza da parte dei genitori di fornire sostegno e un atteggiamento positivo verso i bisogni dei propri figli.
Dalla combinazione di questi due fattori emergono quattro diversi stili genitoriali che possono essere riassunti come di seguito:
- Stile genitoriale autoritario: affermazione del potere e atteggiamento distaccato dai figlo la cui opinione viene scoraggiata e i cui risultati non sono abbastanza apprezzati. È uno stile genitoriale connotato da regole rigide, richieste elevate, in cui c’è poco spazio per la negoziazione o per le eccezioni a fronte di una responsività piuttosto bassa.
- Stile genitoriale negligente: né ricettivi né esigenti, i genitori con questo stile rifiutano le responsabilità educative insite nel ruolo parentale. L’aspettativa è che i propri figli crescano da soli, pertanto non sono/si sentono coinvolti nelle loro vite.
- Stile genitoriale permissivo: è connotato da indulgenza, estremo amore, affetto e sensibilità ma senza grosse aspettative sui propri figli, così come in termini di consigli o di linee guida. In altre parole, i genitori si mostrano accettanti, non punitivi, non richiestivi, si considerano risorsa e non agenti attivi della correzione del comportamento dei figli;
- Stile genitoriale autorevole: i genitori sostengono il bambino, ne riconoscono le qualità, incoraggiano le sue scelte pur fissando dei limiti. Sanno dunque porre linee guida e regole ben definite ma adattate in base al contesto e lo fanno attraverso la comunicazione e il dialogo con i propri figli.
Stile genitoriale e ansia sociale dei figli: quale relazione?
In relazione all’ansia sociale filiale è stato osservato che genitori psicologicamente controllanti vengono descritti dai figli come intrusivi, iperprotettivi, possessivi, direttivi e controllanti attraverso il senso di colpa. Dal momento che il controllo psicologico prevede l’utilizzo di tecniche manipolative che inducono sentimenti penosi di colpa e di vergogna, questa modalità è stata messa in relazione a problemi internalizzanti nei bambini. Anche un atteggiamento intrusivo può determinare lo sviluppo di sintomi di ansia sociale in maniera indiretta; ad esempio, se i genitori giustificano sistematicamente l’evitamento di contesti sociali (es. feste o presentazioni in classe) da parte dei figli, annullano la loro possibilità di imparare a gestire i loro sentimenti di ansia e di paura, riducendo così il loro senso di autoefficacia. Sebbene l’intenzione dei genitori nasca dall’idea di essere d’aiuto, assumersi la responsabilità delle azioni che i figli – soprattutto se adolescenti – avrebbero potuto svolgere da soli può incoraggiarli a diventare eccessivamente dipendenti o evitanti in situazioni sociali. In altre parole, diminuendo le loro occasioni di sperimentarsi in contesti di interazione e contatto con altre persone aumentano le probabilità di fallimento sociale, le sensazioni di disagio e le inibizioni connesse all’ansia sociale.
Chiaramente non è tutto così lineare come sembra. Alcuni autori suggeriscono infatti un’influenza reciproca tra genitori e figli ancora da districare: da una parte, un genitore che comunica ansia e/o paura attraverso il proprio comportamento verbale e non verbale influenza i pensieri e le emozioni nel bambino, dall’altra la timidezza e l’inibizione comportamentale di quest’ultimo attivano nel genitore un istinto di protezione più marcato che, a sua volta, suscita ansia nel bambino. A complicare il quadro si aggiungono anche effetti differenziati dei comportamenti a seconda del genitore, ma anche del genere, dell’età, del temperamento e dell’ordine di genitura dei figli. Di fatto, alcune interessanti ricerche hanno suggerito che:
- Il comportamento paterno è più influente di quello materno in bambini con alti livelli di ansia sociale. Ciò significa che i padri rivestono un ruolo significativo nello sviluppo di esplorazione sociale e autonomia poiché maggiormente in grado di favorire la confidenza sociale del proprio figlio.
- L’ansia sociale del bambino è predetta da pratiche di accudimento materne e dall’ansia sociale della madre. Pare dunque che i modelli significativi riguardino principalmente le madri.
- I genitori che adottano uno stile autoritario e che esibiscono affettività negativa hanno figli maggiormente esposti a sviluppare ansia sociale per via di un ambiente percepito come ostile e ipercontrollato che induce vigilanza aumentata in caso di indizi minacciosi. In altre parole, bambini con genitori autoritari possono essere più attenti a stimoli potenzialmente minacciosi per poter anticipare e proteggersi dalle temute punizioni.
- Il bambino stesso può portare il genitore ad adottare comportamenti ipersensibili con lo scopo di ridurgli lo stress. Tuttavia, livelli eccessivamente elevati di coinvolgimento possono ridurre la percezione di competenza e di autonomia nel figlio.
Ecco che diventa utile e importante affiancare un percorso di parent-training alla terapia individuale del bambino che possa aiutare i genitori nella gestione delle dinamiche relazioni e nelle scelte educative e di pratiche genitoriali. In altre parole, è bene che i genitori siano supportati:
- nella comprensione di quali possano essere i comportamenti disfunzionali messi in atto in famiglia e che possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo e il mantenimento della patologia nei figli;
- nel riconoscere e prevenire la trasmissione di distorsioni legate all’interpretazione della realtà sociale.
Come precedentemente sottolineato, l’intervento dei padri andrebbe incoraggiato e sostenuto dal momento che rivestono un ruolo significativo nello sviluppo di esplorazione sociale e autonomia dei figli.
Se pensi che tuo figlio soffra di ansia sociale, rivolgiti subito ad un professionista!