Troppo spesso ci si imbatte in alcune credenze popolari, del tutto prive di fondamento scientifico, sul Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI). Per citarne alcune:
- il DDAI non è un vero disturbo, basterebbe più severità e il bambino non sarebbe così viziato e maleducato;
- Sempre più bambini presentano questo tipo di disturbo, quindi il DDAI è sovra-diagnosticato;
- Il DDAI dipende dai genitori, se avessero buone pratiche educative i bambini non sarebbero così iperattivi.
Da qui la necessità e la spinta a fornire i dovuti chiarimenti.
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI) è un vero e proprio disturbo con cause organiche che si manifesta con difficoltà a prestare attenzione, con comportamenti impulsivi e/o un livello di attività motoria accentuato. Bambini diagnosticati ADHD sono circa il 5-8% e sono per lo più maschi (rapporto 4:1 rispetto alle femmine). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’ADHD come un disturbo cronico.
DDAI: la sintomatologia
Secondo il DSM 5, il DDAI deve presentare un pattern persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che esordisce prima dei 12 anni e la cui intensità interferisce con il funzionamento o lo sviluppo impattando negativamente sulle attività sociali e scolastiche/lavorative.
La disattenzione può manifestarsi come divagazione dal compito, mancanza di perseveranza, difficoltà a mantenere l’attenzione e/o organizzazione. Per iperattività si intende un’eccessiva attività motoria non appropriata (es. correre in giro, eccessivo dimenarsi, tamburellamenti, loquacità). L’impulsività si riferisce ad azioni istantanee senza premeditazione e/o valutazione delle conseguenze a lungo termine e che possono essere potenzialmente dannose (es. attraversare la strada senza guardare). Questi sintomi devono presentarsi in almeno due contesti di vita del bambino/ragazzo (es. casa, scuola, lavoro, attività ludico-sportiva, con amici, con parenti…).
È bene sottolineare che i sintomi non sono soltanto la manifestazione di un comportamento di sfida, di ostilità o di incapacità di comprensione dei compiti o delle istruzioni.
DDAI: quali difficoltà?
1. Difficoltà a sostenere l’attenzione
Questi bambini fanno fatica a prestare attenzione e a concentrarsi; si possono osservare difficoltà significative nella quantità di attenzione, nella durata o nel mantenere uno sforzo nel tempo.
Si annoiano o perdono interesse in ciò che stanno facendo molto più velocemente rispetto agli altri bambini e, come se fossero calamite, sono subito attirati dagli aspetti più gratificanti, divertenti ed innovativi di ogni situazione. Inoltre, quando vengono distratti fanno più fatica a ritornare all’attività precedente, restando così disattenti per periodi più lunghi.
Dunque, la difficoltà risiede nel mantenimento dello sforzo attentivo.
2. Difficoltà a controllare gli impulsi
Questi bambini presentano una difficoltà ad aspettare (es. aspettare il proprio turno in un gioco, una ricompensa, ad iniziare un’attività che desiderano) perché hanno una minor abilità nell’inibire alcuni comportamenti e a controllare gli impulsi. Non solo, presentano problemi anche nel differire la gratificazione. Rispetto agli altri bambini che riescono a maturare il controllo sul proprio comportamento in vista di un premio più grande anche se più in là nel tempo, i ragazzi con DDAI tendono a preferire una gratificazione immediata – anche se minore – perché non riescono a controllare il proprio comportamento in vista di una gratificazione lontana nel tempo.
Spesso preferiscono prendere scorciatoie; possono mettere il minor sforzo possibile ed impiegare il minor tempo che riescono nell’eseguire compiti che ritengono noiosi o spiacevoli.
Talvolta questi ragazzi si prendono troppi rischi perché non considerano in anticipo i danni o le conseguenze negative di un’azione e per questo sono più soggetti ad infortuni. Ciò non significa che a loro non importi ciò che succederà, è che fanno fatica a pensarci prima.
Un’altra difficoltà è la gestione del denaro. A causa dell’impulsività, adolescenti ed adulti comprano le cose che desiderano sulla base di impulsi.
È bene evidenziare che l’impulsività non si limita alle azioni ma pervade anche il pensiero: spesso nella loro mente i pensieri compaiono all’improvviso, senza collegamenti fra di loro e questo li limita nel tenere il pensiero su ciò che stanno facendo.
3. Problemi col comportamento dirompente
Sono bambini iperattivi poiché presentano un livello di attivazione più alto rispetto ai coetanei e non sono in grado di regolarlo in base alle diverse circostanze; si muovono continuamente, disturbano ed hanno grosse difficoltà stare seduti. Questa attivazione li porta a muoversi maggiormente anche durante il sonno.
Non solo si agitano e si muovono troppo, ma “agiscono troppo”; essendo molto più sensibili a ciò che li circonda sono portati a rispondere alle contingenze più velocemente. In altre parole sono bambini iper-rispondenti, per cui si attivano molto velocemente, energicamente e facilmente laddove altri bambini sarebbero più inibiti.
4. Difficoltà nel seguire le istruzioni
Questi bambini fanno fatica a seguire le istruzioni e a rispettare le regole dei giochi. Si tratta di una carenza nell’uso del comportamento governato da regole, a cui è sotteso un deficit nel controllo verbale del comportamento.
5. Lavorare in modo discontinuo
Sono incostanti nello svolgere le attività: a volte portano a termine i compiti senza aiuto, altre volte non riescono a svolgerne nemmeno una minima parte con stretta sorveglianza. Essendo più influenzati dal contesto e dal momento piuttosto che dalle pianificazioni, la loro attività è estremamente variabile e discontinua.
DDAI: al di là dei miti
Come visto precedentemente, il DDAI è un vero e proprio disturbo con cause organiche. Il bambino soffre perché non riesce a controllare il suo comportamento. Alcuni aspetti dell’autocontrollo e della forza di volontà non sono interamente sotto il nostro controllo; quando la neurochimica delle aree cerebrali deputate funziona in modo imperfetto, i livelli di autocontrollo sono inadeguati.
Educare un bambino con questo disturbo è una vera e complessa sfida. Pratiche educative inadeguate possono inasprirne le caratteristiche ma non sono risolutive. Ancora oggi non tutti i bambini vengono diagnosticati e l’ambiente potrebbe concorrere all’aumento del numero di casi.
Se pensi che tuo figlio presenta questo disturbo, rivolgiti subito ad un professionista!